Pensieri rimessi in ordine 2024


21.04.2024

Jaques Maritain scrisse che l’essere umano è l’unione tra individuo e persona. Il primo, l’individuo, rappresenta il nostro lato materialmente attivo, produttivo, di azione nell’ambiente in cui viviamo. La seconda, la persona, rappresenta il nostro lato spirituale, quello non totalmente quantificabile, che ci rende, di fatto, unici. Ognuno di noi. 
Il mondo occidentale, così rapido nel suo evolversi tecnologicamente e socialmente, ci travolge ogni istante, facendoci credere che noi esistiamo in quanto individui, in quanto parti produttive, valutando il nostro valore in base unicamente alla nostra efficienza e alla nostra controparte in denaro. L’esistenza del singolo essere umano sembra essere diventata liquida, diluendosi nel torrente di un mondo consumista esageratamente rapido che ci riduce ad essere degli automi che devono produrre e non provare più un amore profondo per la loro spiritualità. Essa è l’unica capace di trascendere questa realtà per sopraelevarsi oltre ciò che sembra materialmente importante ma, in fondo, non lo è. 

La rivoluzione, la vera rivoluzione del XXI secolo, in questo secolo figlio di una travolgente opulenza liberal-consumistica che ha privato l’uomo di poter pensare, risiede nel sapersi scrollare via di dosso la dipendenza da una tecnologia travolgente, da un progresso incontrollato, per cercare di andare davvero oltre l’uomo materiale raggiungendo una dimensione fatta di serenità, di comprensione del mondo, di accettazione di se stessi e di consapevolezza di Dio, qualunque esso sia.


12.04.2024

“Chi va in caccia non ha che da prendere il fucile, anzi meglio la zagaglia e l’arco, e mettersi per il bosco: il successo e l’insuccesso dipendono solo da lui. Prendi e parti, quando il momento è giunto gli aruspici e gli àuguri non hanno luogo, la teoria è futile e si impara per strada, le esperienze degli altri non servono, l’essenziale è misurarsi. Chi vale vince, chi ha occhi o braccia o fiuto deboli ritorna e cambia mestiere.”
Il sistema periodico (cap. Zinco) – Primo Levi

Ci ritroviamo pressati contro il muro dell’obbligo, ogni giorno a dover fare quello che crediamo di dover fare. Siamo schiacciati dalla paura del non fare questo, del non assecondare un flusso lento e monotono di quotidiani atti ripetitivi e spenti. Ci siamo dimenticati, fin da subito, che possiamo metterci alla prova, titanico scontro con il nostro timore di non sapere se ce la faremo oppure no. Sfoderando la spada dell’irrazionalità del compiere il primo passo, muoviamo in una sconosciuta direzione nuova: proviamo a metterci per il bosco senza mai averlo fatto prima, non ascoltiamo quanti hanno da dire che fare ciò è difficile o, nel peggiore dei casi, impossibile, non priviamoci dell’emozione del dubbio, non fermiamoci al nostro tentennare indecisi sul futuro incerto.
Tutto il futuro è incerto, lo è per definizione.
Se il momento è giunto, se ci sentiamo pronti al di là di ogni limite che tale, in realtà, non è, se pensiamo che il tentativo è l’unica cosa capace di appagare il nostro tumultuoso vivere impauriti dal non vivere una vita che non è vita, allora mettiamoci per il bosco (ognuno di noi ha il suo) e vediamo se siamo davvero tagliati per farlo.
Ci misureremo con noi stessi in due momenti: in quello in cui diremo la parola “successo” allo stesso modo della parola “insuccesso”. Avremo allora, e solo allora, misurato noi stessi con noi stessi, senza altre genti a giudicare il nostro operato.


21.01.2024

La rivoluzione

Mettere in atto una rivoluzione significa sovvertire in maniera netta e discontinua con il passato, il proprio presente, al fine di creare le basi per un futuro che sia diverso. Questo diverso deve serre inteso come un miglioramento della propria qualità della vita. Questo miglioramento, a sua volta, sarà definito, nel caso particolare, in base a quello che è lo stato attuale delle cose e che le farà evolvere in una situazione di maggiore felicità. Ecco, rivoluzionare la propria vita, o quella di una intera comunità, significa modificarne l’assetto presente per cercare una maggiore felicità nell’immediato futuro e che sia in grado di evolvere in una felicità garantita a pieno in un futuro più a lungo termine.

Tuttavia, se si volesse essere più precisi, bisognerebbe in realtà affermare che mettere in atto una rivoluzione significa muovere, con un enorme sforzo, la propria situazione attuale, ritenuta di sofferenza o di mancanza di equità nei proprio confronti, verso un asintoto di serenità assoluta. La serenità è quella condizione mentale dell’individuo nella quale non è possibile trovare un elemento di disturbo, un elemento di preoccupazione di alcun tipo.
La serenità è, in definitiva, l’unico stato emotivo nel quale un individuo è capace di trovare la capacità assoluta poter non pensare a nulla senza dove spendere energie di alcun tipo. Si potrà anche dire che, secondo questa definizione, la serenità è l’unico stato dell’anima capace di garantire il riposo incondizionato della mente. Per cui, mettere in atto una rivoluzione significa, in ultima istanza, alterare l’equilibrio instabile nel quale ci si trova attualmente per muoversi, combattendo l’inerzia della propria singola vita o si una intera società, verso la ricerca di un asintoto di serenità maggiore di quella attuale.
In un mondo occidentale nel quale alcuni fatti hanno delineato una deriva tragicamente capitalista e consumistica, trovare una ricerca di asintoto utopico si può dimostrare un’impresa titanica. Nella volontà sincera e profondamente vera di voler superare le colonne d’Ercole di un mondo che sembra essere oramai alla deriva nel fango e nella merda capitalista, il rischio di inciampare in un abbaglio è elevatissimo. Molto facilmente ci si potrebbe ritrovare in uno stagno melmoso di superficiale libertà umana, con il percolo più che mai reale di riscoprirsi convinti dell’autenticità di quella libertà e quindi, in definitiva, non esserne più capaci di sfuggirne, se non con la morte fisica.