In breve
Luca, nato nell’agosto del ’91. Sono cresciuto in una tranquilla cittadina della provincia polesana, Adria.
Terminati gli studi all’istituto tecnico ho provato ad intraprendere la strada universitaria della fisica che si è rivelata in breve tempo troppo ardua per quelle che erano le mie conoscenze post-adolescenziali. Ho ripiegato su ingegneria elettronica, nella quale mi sono laureato cum laude nel ’17.
Nel ’23 mi sono iscritto alla facoltà di filosofia, nella speranza di trovare un percorso strutturato sul quale ampliare le mie conoscenze umanistiche.
La poesia nella mia vita
In una calda serata di luglio, quando avevo otto o nove anni, non ricordo con esattezza, sul sedile posteriore dell’automobile osservavo il sole tramontare tra le fronde della pineta affacciata sull’Adriatico. Tornato a casa, in un moto irrazionale, in un impulso primordiale, ho riversato in pochi versi ciò che quel tramonto provocò in me.
Da quel momento, la poesia è diventata il cuore del mio sentimento, il mio modo di sentire le emozioni e di dare loro una forma, di portarle alla luce del mondo tirandole fuori dalla mia anima per farle respirare l’aria libera.
Non sempre c’è stata e c’è, la poesia: vive i suoi momenti di presenza e di assenza, sinusoidali andirivieni che possono durare anche mesi e mesi interi, dilungarsi addirittura in anni. Non importa, la poesia torna sempre nella mia vita come il filo conduttore del mio essere una persona in costante evoluzione, come la spina dorsale che sorregge la mia esistenza.
Io credo fermamente che senza l’arte della poesia, senza la possibilità di creare piccole opere che appartengono a me, in primis, non sarei ciò che mi percepisco essere, ovvero amante della contemplazione del sentimento, della malinconia del suo essere così sfuggente eppure così potente. Nella poesia ho trovato il modo di mettere me stesso, il mio metafisico nucleo centrale, all’interno di un’opera d’arte visibile, finita, sussistente di per sé, che mi permette, ogni volta che desidero, di rivedere un Luca più giovane allo specchio e di riassaporare le emozioni provate, così profondamente capaci di segnare una vita intera.
Cosa cerco e come lo cerco
Qualche anno fa, una sera ho ripreso un libro dalla mia allora poco nutrita libreria: Che Guevara: pensiero e politica dell’utopia scritto da R. Massari (1994). Mi sono messo a sfogliarlo, lo avevo acquistato diversi anni prima ma non mi ero mai seriamente impegnato per leggerlo. Così ho iniziato dalla visione utopista del Che e nel giro di pochissime righe sono stato travolto da termini noti ma, in fondo, sconosciuti: marxismo, proprietà privata, liberismo e molti altri. Mi sono spaventato: credevo di essere maturo, di aver ben chiari certi argomenti ma quella notte capii che così non era e che forse era giunto il momento di crescere.
Iniziai così un percorso di studio della storia su manuali universitari, principalmente della storia moderna, ingrandendo in fretta la mia libreria e cominciando a divorare i grandi classici sette e ottocenteschi. Da allora il mio orizzonte si sta realmente ampliando, dopo aver tirato fuori la testa dalla sabbia della sufficienza ed essendomi addentrato nella scoperta del passato, fino ad approdare al 2023 anno nel quale mi sono ufficialmente iscritto nuovamente all’università, facoltà di filosofia, con l’intento di dare un corpo solido ed un percorso strutturato ad una continua crescita personale.
La mia ricerca si concentra prevalentemente sull’utopia: a che cosa bisogna davvero puntare come società? A che punto siamo, nel cammino della storia, rispetto all’uguaglianza vera e dimostrabile? Cosa possiamo “usare” dell’esperienza passata per tendere all’utopia? Su quali domande sarebbe bene concentrarsi: l’io o la società?
Questi, macroscopicamente, sono gli interrogativi e i punti da investigare: di quanto è stato prodotto finora da tutto il genere umano, su cosa bisognerebbe concentrare l’attenzione per progredire in maniera utile all’uguaglianza? Cos’è l’uguaglianza?
Il taglio della mia ricerca è prevalentemente sociale, non introspettivo dell’essere umano. Questo credo avvenga, nel mio pensiero, per un impulso troppo forte di desiderio di non sprecare i risultati raggiunti da più di due millenni di filosofia, etica, politica.